by Joyello

 

A diciotto anni si scoprono molte cose.
Nel 1980 poteva anche succederti di scoprire che avere diciotto anni in una città di provincia com’era la Verona di allora, poteva anche essere fantastico.
Io lavoravo in una Radio (Radio Popolare) e facevo una vita piuttosto bohemien, tirandomela anche un po’. Insomma: non era proprio da tutti avere quell’età ed essere pagati per ascoltare musica e mettere dischi alla radio. Per me è stato meglio della scuola: ho imparato a vivere, mi sono fatto una coscienza politica ed ho incontrato centinaia di persone stimolanti.
Il contatto tra la Radio e la comunità Punk di Verona avvenne in maniera piuttosto normale: c’era della gente che aveva qualcosa da dire e c’era un posto dove andare a dirla, sicchè nacquero trasmissioni epocali come “Saturday Night Punk” con conduzione di gruppo (Rana, Giulio, Sandy, Tony, Marcel…) e veri e propri happening in studio con qualche divagazione “in esterno” coadiuvata da un pionieristico studio mobile. Il VR-Punk era ufficialmente divulgato.
Era inevitabile che quel movimento portasse anche a manifestazioni artistiche di vario genere e piano piano nacquero i primi gruppi musicali. Io ne avevo messo in piedi uno con alcuni vecchi amici e l’avevo chiamato G.G.G.G. (Gratta Guitar Great Group) ma l’esperienza si era consumata in un paio di infruttuose prove. Avevo, però, una chitarra elettrica e quindi ero “su piazza” come chitarrista. La chitarra l’avevo comprata per 20 mila lire ma ne valeva al massimo dieci. Non so nemmeno che chitarra fosse. Aveva poca importanza: era sufficiente che fosse dotata di jack di uscita e che ci si potesse collegare un distorsore e un flanger. Credo che fosse proprio per questo che Demian, batterista degli Eva Braun, mi chiese se mi andava di fare parte del suo gruppo. Le qualità artistiche avevano poca importanza. Ciò che contava per davvero era avere qualche idea ed io, di idee, ne avevo a centinaia. Ovviamente, mi andava da morire di fare parte degli Eva Braun. E accettai.
Eva Braun erano, secondo me, i migliori perché si volevano emancipare dal “semplice” Punk Rock puntando ad un discorso musicale più nuovo. Demian e FoKx ascoltavano musica più complessa che era, guarda caso, proprio quella che piaceva anche a me. The Chrome, Pink Military, Killing Joke, Rema Rema, Bauhaus e… Joy Division che, per il sottoscritto, rappresentavano una specie di autentica mania. Una mania tale che, per il mio ingresso negli Eva Braun, il mio nickname divenne automaticamente Joy.
Per il primo concerto della band decisi di comperare una bomboletta di spray giallo e così la mia chitarra da 20 mila lire divenne squisitamente Punk. Venne soprannominata “El Gialòn” e in men che non si dica io ero diventato Joy Yellow.
Qualche giorno fa, chiacchierando con un amico, mi sono reso conto che erano passati venticinque anni. Molti di più di quelli che avevo io allora.
La mia memoria, scostante su molti aspetti, è fresca su quegli anni.
Oltre alla mia chitarra gialla, mi ricordo di un rudimentale sintetizzatore autocostruito, senza tastiera e con quattro potenziometri (a suonarlo c’era il suo costruttore, EMI-Liano), mi ricordo di Monique e della sua bellissima timbrica che ricordava quella di Nico dei Velvet, e ricordo di un chitarrista (Addams) che era bravissimo tecnicamente ma che tendeva ad esagerare con gli assoli. Mi ricordo dei miei capelli alla Jaz Coleman, del fermento Punk e di quanto i Joy Division fossero i veri ispiratori della nostra ‘musica’ al punto da scrivere una canzone dedicata al loro cantante appena scomparso (‘To Ian’ diventata in seguito ’21 years old’)… Mi ricordo dei primo demo registrato nello ‘studio due’ di Radio Popolare, del concerto di esordio al cinema ‘Garden’ di Cadidavid, del mio modo assurdo di suonare la chitarra con una pila per fare quello che un tecnico oggi direbbe effetto slide… E mi ricordo dell’invidia mia per le divagazioni intellettuali di Demian, della sua capacità di esprimere concetti talmente ‘new wave’ da lasciarmi ammirato ed affascinato.
In quegli anni, soltanto l’idea di essere una band di punk rock con una ‘ufficiale’ dichiarazione di intenti (oltretutto ricercati in studi profondi come certa psicologia legata al subliminale e all’onirico) ci faceva sentire dei numeri uno.
E un po’ lo eravamo davvero…
Credo di non esagerare se dico che Eva Braun sono stati il più importante gruppo new wave di Verona. Forse non il migliore ma senz’altro il primo. Fummo i primi a dare una svolta al panorama musicale ed artistico della Verona di allora. Certo è innegabile che altre realtà di quegli anni fossero altrettanto importanti e a loro non voglio nulla togliere, tutt’altro! Anzi, molto probabilmente era tutta quella realtà musicale ad ispirarci e a renderci competitivi… Rimane che con Eva Braun si cercò di fare un passo in più…
Nel 1981, quando la formazione si assestò in versione definitiva (Con St.Spirale al posto di EMI-Liano, Caesar al posto di Monique e Maxime LeMalefik al posto di Addams) registrammo un demotape in uno storico studio di Verona, con grande sforzo economico, scegliendo cinque delle nostre canzoni. In un anno avevamo messo in piedi un repertorio piuttosto nutrito e decidere le canzoni da incidere fu compito semplice. Delle prime canzoni incidemmo solo 21 Years Old, le altre quattro erano le composizioni più recenti.
Pochi mesi dopo il gruppo si sciolse. Il fermento continuava ad alimentare in tutti un inestinguibile bisogno di non rimanere fermi in quel punto. E noi non ci fermammo. Non ci siamo ancora fermati…
Un CD con la musica degli Eva Braun può essere scaricato liberamente a questo indirizzo: http://www.joyello.net/strambelly/pagine/evabraun.html

 

     
     

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