dal Corriere della Sera 21 febbraio 2005

Ex guardia padana apre il fuoco a un controllo sulla statale per Brescia
Verona, spari in strada: 4 morti, 2 sono agenti
Il fratello di uno dei due poliziotti era stato ucciso in servizio dieci anni fa. Perde la vita anche una prostituta ucraina

 

VERONA - «Conflitto a fuoco. Manda l’ambulanza da ‘Bonometti’...»: queste le ultime parole di uno dei due agenti di Polizia uccisi nella notte a Verona. Quattro persone, tra cui due agenti della polizia di Stato di Verona, sono morti in un conflitto a fuoco avvenuto poco dopo le 2,30, sulla strada statale che collega Verona a Brescia, conosciuta come strada bresciana. E' successo tutto in un attimo.

LA SPARATORIA - Gli agenti si sono avvicinati a uomo, per un semplice controllo, mentre questi si trovava con una donna, una giovane prostituta straniera. Improvvisamente sono partiti degli spari contro la vettura dei poliziotti. Gli agenti hanno risposto al fuoco tentando invano di difendersi. Nel conflitto sono morti i due poliziotti, l'aggressore e la donna, una trentenne di nazionalità ucraina, spirata all'alba in ospedale. Durante l'ultima, disperata, comunicazione con la centrale, l'agente ha chiesto aiuto indicando, per il luogo del conflitto a fuoco, il nome di una concessionaria automobilistica sulla statale Verona-Brescia. Il poliziotto, in fin di vita, non è poi riuscito a dire altro, ma ha tentato nuovamente di mettersi in collegamento con i colleghi al 113 usando il proprio telefono cellulare. Dall'altro capo, alla Questura, l’operatore ha chiamato invano il collega, sperando di sentire la voce. Ma evidentemente i due uomini delle Volanti erano già a terra, feriti. Dopo circa mezz’ora dal ricovero sono deceduti all'ospedale di Verona.

VITTIME - Dolore e sgomento tra le forze dell’ordine di Verona dopo la tragedia. Uno dei due agenti deceduti è Davide Turazza, 36 anni, veronese, fratello di Massimiliano Turazza agente di polizia morto in un conflitto a fuoco dieci anni fa. L'altro agente morto è Giuseppe Cimarrosti, 26 anni originario di Bari. L'uomo ucciso si chiama Andrea Arrigoni, un bergamasco anche lui di 36 anni. Non era un pregiudicato, ma la sua identità era nota alla polizia perché era stato denunciato per lesioni. In passato aveva aggredito l'ex fidanzata e il ragazzo di questa procurandogli lievi lesioni guaribili in 7 giorni. Arrigoni era stato una decina di anni fa membro della «Guardia nazionale padana» e, secondo il capo della guardia padana di allora, Corinto Marchini, aveva fatto parte della scorta di Umberto Bossi.

RICOSTRUZIONE - Secondo una delle prime ricostruzioni degli investigatori sarebbe stato Andrea Arrigoni a uccidere la donna, prima del conflitto a fuoco con la polizia. Non è escluso infatti che gli agenti abbiano sentito uno sparo o abbiano notato qualcosa di sospetto che li ha indotti a fermarsi per controllare la persona che si trovava sulla statale bresciana. Dai primi accertamenti risulta peraltro che l'uomo aveva regolare porto d’armi in quanto titolare di un'agenzia investigativa. Arrigoni ha scaricato contro gli agenti l'intero caricatore (14 colpi) della sua pistola, una Glock, un’arma 9x21 di fabbricazione austriaca.