articolo tratto dal giornale OGGI anno X no. 15 del 15 Aprile 1954

 
 

 

L'Italia è stata definita all'estero "La portaerei degli stupefacenti", o anche "II molo di scarico del veleno bianco". Prendendo spunto dal "caso Montesi" non pochi giornali stranieri, superficiali o in malafede, hanno parlato dell'Italia come di un Paese dove il vizio dilaga, dove persino le alte personalità politiche si dedicano al traffico e al consumo degli stupefacenti. Tutto ciò è grottesco. La percentuale dei tossicomani in Italia è assolutamente irrilevante, e comunque di gran lunga inferiore a quella di quasi tutti i Paesi del mondo. Parte in questi giorni da Roma, diretta a New York, una delegazione italiana che presenterà all'ONU un rapporto su questo argomento; ne fanno parte, fra gli altri, il capo dell' "Interpol" per l'Italia, Giuseppe Dosi, e il capitano Oliva della guardia di finanza, l'uomo che è stato protagonista di quasi tutte le più clamorose operazioni contro i trafficanti di droghe. Esiste, in seno all'ONU, una "commissione narcotici", composta dai rappresentanti di diciotto nazioni.

Questa commissione ha lo scopo di controllare e regolare la produzione e lo smercio delle droghe, di assegnare ai vari Paesi le materie prime dalle quali le droghe derivano, di difendere, in sostanza, le Nazioni Unite dal pericolo degli stupefacenti, pericolo che, specialmente negli Stati Uniti, in Francia, nel Medio Oriente, ha assunto proporzioni spaventose. Ogni anno i vari membri presentano alla "commissione narcotici" dell'ONU un rapporto sulla situazione nei rispettivi Paesi, con dati precisi sulla produzione delle droghe, sulle esportazioni clandestine accertate, sul numero dei tossicomani individuati, sui provvedimenti presi. Negli anni scorsi l'Italia è venuta a trovarsi, davanti alla commissione dell'ONU, quasi in veste di imputata. Fu accusata di essere "l'avvelenatrice della gioventù americana",  oltre  che  "la portaerei  per l'atomica in polvere". In realtà, ingenti quantitativi di eroina erano stati prodotti clandestinamente da noi e destinati agli Stati Uniti, come vedremo. Ma ora tutte le fonti italiane della droga sono state individuate e distrutte. Già dal luglio  '51  l'Alto commissariato per la sanità ha sospeso la produzione dell'eroina. Tutti gli stupefacenti che nel '53 hanno attraversato l'Italia erano di provenienza straniera. Quest'anno il nostro Paese non si presenterà più alla commissione dell'ONU in veste di accusato, ma semmai di accusatore. E questo a dispetto del "caso Montesi" che anche all'estero è stato "gonfiato" in modo assurdo, ha impressionato l'opinione pubblica di tutto il mondo, ha creato attorno agli italiani una salda fama di "tossicomani e viziosi".
Per la verità, è quasi certo che del "caso Montesi" non si parlerà all' ONU. È improbabile che la "commissione narcotici" chieda ai nostri rappresentanti delucidazioni su questo argomento. Comunque, tanto l'"Interpol" quanto la sezione stupefacenti della guardia di finanza hanno condotto accurate indagini, hanno fatto meticolosi accertamenti. Sia Dosi, sia il capitano Oliva, i due uomini che, in Italia, possono indiscutibilmente vantare la maggiore competenza in materia, ci hanno dichiarato che in tutta tu faccenda Montesi, per quanto si cerchi, non si trova ombra di stupefacenti, non esistono prove che un solo grammo di droga sia stato smerciato o consumato.
Gli anni  in  cui l'Italia  sembrò meritare, in certo qual modo, il titolo di "Portaerei per l'atomica in polvere", furono il 1948, il ‘49e il '50. Ma la responsabilità non fu esclusivamente dell'Italia. Dopo la guerra gli Stati Uniti ci hanno mandato un centinaio di "gangsters" di origine italiana: individui liberati dal carcere per avere scontato una pena, o amnistiali per misteriose "benemerenze", comunque considerati "Indesiderabili" dal governo americano e "regalati" all'Italia, loro patria d'origine. Molti di costoro avevano grande dimestichezza col commercio delle droghe, e disponevano di molto denaro. In Italia non era mai esistito un vero e proprio traffico di stupefacenti, e di conseguenza gli organi di polizia non erano preparati a fronteggiarlo, non disponevano dell'esperienza e dei mezzi necessari. Anche le leggi erano (e sono tuttora) inadeguate e straordinariamente miti nei confronti del trafficanti di droghe, poiché da noi la gravità di questo reato non aveva mai avuto occasione di risaltare. I "gangsters" italo-americani riuscirono ben presto ad associarsi ad alcuni grossisti di medicinali privi di scrupoli, e organizzarono affari colossali. Si calcola che in tre anni circa sette quintali di stupefacenti di produzione italiana (in gran parte eroina) siano giunti clandestinamente negli Stati Uniti, dove il numero dei tossicomani aumenta paurosamente di anno in anno.
Ma poi gli organi di polizìa, e particolarmente la guardia di finanza, si sono organizzati per condurre a fondo la lotta in questo campo. In due anni il grande traffico di stupefacenti in Italia è stato definitivamente stroncato. Tutti gli italo-americani immischiati nei loschi affari sono stati scoperti e arrestati. Le ditte italiane che rifornivano i trafficanti sono state pure identificate e colpite. La serie di clamorose operazioni si è conclusa alla fine del '52, con gli accertamenti e i provvedimenti a carico del direttore tecnico dello stabilimento farmaceutico Schiapparelli. Si tratta di episodi ormai noti. Da quel momento l'Italia ha smesso di essere "La portaerei del veleno bianco".
Nel nostro Paese non esistono più, come si è detto, fonti di traffico. Tutti gli stupefacenti sequestrati nel 1953 erano di provenienza straniera; e in gran parte non erano nemmeno destinati a consumatori italiani, ma solo di passaggio, diretti ad altri mercati esteri. Durante il '53 è stata tentata dai trafficanti una sola operazione in grande stile, subito stroncata dalla guardia di finanza. Si trattava di una organizzazione composta da un tunisino, un libanese, un egiziano e due italiani. Questa organizzazione, dopo avere fatto grossi affari in Francia, ha tentato di aprire anche da noi un mercato di consumo per la canapa indiana, o marjhuana. Nel giugno scorso i cinque individui hanno tentato di "collocare" a Roma un po' di quella droga esotica, servendosi di due modesti spacciatori locali. Ma non hanno trovato acquirenti. Sono stati, invece, smascherati e arrestati. È stata loro sequestrata una grossa partita di marjhuana: 48 chili complessivamente, parte giacente a Roma,  parte ancora nel porto di Genova. La droga proveniva dal Libano. In Italia, è certo, non sono riusciti a smerciarne neppure un grammo.
Altre piccole operazioni sono state effettuate durante l'annata, sempre riguardanti droghe di provenienza straniera. Nel febbraio '53 sono stati sequestrati 150 grammi di cocaina giunti dalla Svizzera; nello stesso mese un chilo di oppio proveniente dalla Francia; in maggio sono state arrestate due persone che portavano dalla Svizzera, in una gamba di legno, 240 grammi di eroina; in luglio a Trieste sono stati sequestrati 500 grammi di eroina proveniente dalla Jugoslavia; in ottobre 500 grammi di cocaina provenienti dalla Germania; nello stesso mese 500 grammi di cocaina proveniente dalla Svizzera; in novembre un chilo dì oppio proveniente dall'Austria; nel marzo '54 un chilo di oppio proveniente dal Medio Oriente; poi ancora un chilo di morfina proveniente dalla Svizzera. Questo è tutto il traffico di stupefacenti avvenuto in Italia nel 1953 e nei primi mesi del ‘54.  I tossicomani individuati nel '53 sono stati una settantina.
Questi dati verranno esposti dalla nostra delegazione alla "commissione narcotici" dell'ONU. L'Italia non dovrà più giustificarsi, ma chiederà anzi ad altre nazioni un più rigido controllo alle loro frontiere. La maggior parte delle droghe che passano attualmente per l'Italia provengono dal Libano clandestinamente, dalla Jugoslavia, attraverso il Territorio libero di Trieste, e dalla Francia.
In Italia il consumo degli stupefacenti è limitatissimo, addirittura irrisorio, se confrontato a quello degli Stati Uniti e della Francia. I tossicomani sono, secondo un calcolo della guardia di finanza, da tre a cinquemila, in tutto il Paese. Va notato poi che si tratta nella stragrande maggioranza di morfinomani. La morfina non è un eccitante; calma soltanto i dolori fisici e procura un senso di benessere, di euforia, che poi si trasforma in torpore. I morfinomani non sono veri viziosi, ma poveri infelici che si sono abituati alla droga, il più delle volte, durante dolorose infermità. La morfina non si associa a orge, "messe nere" e cose del genere. Lo stesso è per l'eroina e per l'oppio.
La cocaina invece può servire da stimolante, può essere un ingrediente del vizio; coloro che ne fanno uso meritano assai meno pietà dei morfinomani. In Italia tuttavia i cocainomani, secondo quanto risulta alla sezione stupefacenti della guardia di finanza, non sono che pochissime decine. Sta di fatto che questa droga ha prezzi addirittura favolosi: circa ventimila lire al grammo (NOTA: il giornale Oggi, all’epoca, costava 60 lire), ed è difficilissimo trovarla. Effetti simili alla cocaina, ma più blandi, sono quelli prodotti dalla marjhuana: in Italia però non è mai stato riscontrato un solo caso di intossicazione provocata da questa droga. La marjhuana è ora di moda, se ne parla molto, è stata tirata in ballo anche a proposito delle "orge" di Capocotta. Ma in realtà non risulta che questo stupefacente abbia mai avuto consumatori da noi, e anche alcuni mesi fa, come si è detto, l'organizzazione Internazionale che voleva lanciarla sul nostro mercato non è riuscita, nonostante i molti tentativi, a "collocarne" un solo grammo.

L'opinione pubblica trova difficile dissociare il "caso Montesi" dagli stupefacenti. Ma le indagini condotte finora dalla guardia di finanza e dall’ "Interpol" hanno dato esito negativo. Non si trovano tracce concrete di droghe in questa faccenda. L'unico che ne faceva certamente uso è il pittore Francimei, ma è una figura di secondo piano e consumava semplicemente morfina. Muto ha parlato di traffici di stupefacenti lungo la costa nel pressi di Torvajanica. Uno degli italo-americani che si dedicarono, alcuni anni fa, ai loschi affari, precisamente Frank Coppola, possedeva una tenuta ad Anzio. a circa 30 chilometri da Capocotta. Ma Coppola fu scoperto e arrestato un anno prima della morte di Wilma Montesi, mentre faceva viaggiare una partita di eroina da Milano alla Sicilia, per spedirla poi negli Stati Uniti. È stato accertato inoltre che Frank Coppola non aveva rapporti con nessuno dei protagonisti del "caso Montesi".
Nel rapporto che la delegazione italiana farà alla commissione del­l'ONU verrà anche illustrato il nuovo progetto dì legge contro il traffico degli stupefacenti, che è ora in discussione al Senato e che dovrebbe essere approvato nel prossimi mesi. Questo progetto di legge contempla sanzioni gravissime contro i trafficanti di droghe, contro i medici e i farmacisti compiacenti; per i consumatori contempla l'internamento obbligato in cliniche per la disintossicazione. Se questa legge verrà approvata e rigidamente applicata, fra qualche anno in Italia non si sentirà più parlare di stupefacenti e di tossicomani.
Luigi Cavicchioli

 

abbastanza ottimista, no? ma forse era lo spirito del tempo, tutto sembrava possibile, come dimostra quest'altro articolo tratto dallo stesso giornale:

 

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